Scoprire nuovi autori: lo scouting editoriale

Cercare nuovi autori. Il lavoro dello scout editoriale

[Nota: questo articolo è apparso originariamente su correzionedibozze.it, sito della brava collega Cecilia Nono]

Non solo correzione bozze: fra i tanti professionisti dell’editoria c’è chi i buoni libri li scova, li valorizza, cerca di farli pubblicare, assiste gli autori nel loro percorso, si fa venire buone idee spendibili sul mercato del momento. È lo scout, ruolo che può declinarsi sotto varie sfaccettature e può includere attività di editing e di consulenza editoriale. Abbiamo chiesto a Sara Meddi de La matita rossa di raccontarci in cosa consiste il suo lavoro e come è arrivata a farlo. Di seguito riportiamo per intero le sue considerazioni, che crediamo siano utili a chi vuole capire meglio di cosa si tratta e, magari, seguire la stessa strada.

Che cosa faccio

Poiché non mi è facile parlare del mio lavoro parto dall’inizio o, meglio, dalla definizione: anche se di fatto mi occupo di scouting non mi definisco scout, ma “redattrice e consulente editoriale”.

In parte perché il grosso del mio lavoro è, appunto, quello della redattrice e in parte perché la parola “scout” presuppone solo una ricerca mentre la parola “consulente” presuppone anche una consulenza, il portare la propria opinione a qualcuno.

Ecco, io faccio questo: cerco delle cose e poi, quando trovo qualcosa che mi pare meritevole di attenzione, porto la mia opinione a qualcuno sperando che questa attenzione venga ripresa.

Fare scouting e consulenza significa essenzialmente essere sensibili ad ascoltare sia gli scrittori che ti capitano sotto gli occhi che, non di meno, gli editori che ti sono intorno.

Come ho imparato

Ascoltare gli scrittori, dare la mia disponibilità di tempo e di (relativa) esperienza significa prima di tutto restituire qualcosa che mi è stato dato. Quando ho iniziato a occuparmi di redazione e scrittura avevo (e ho ancora) molto bisogno di bravi maestri, e ho avuto la fortuna di trovarli. Alcune di queste persone sono rimaste solo maestri, nel senso che il nostro rapporto si è aperto e chiuso nell’ambito di una pur fruttuosa collaborazione professionale. Altre persone invece mi hanno dedicato tempo ben oltre quello che era previsto dalla natura del nostro rapporto di studio/lavoro… hanno ascoltato le mie idee, mi hanno corretta, mi hanno aiutata quando ero impantanata, mi hanno suggerito buone letture, mi hanno presentato altri bravi colleghi… insomma, con me hanno perso tempo, mi hanno fatta crescere, mi hanno dato delle sensibilità e delle potenzialità in più, e tutto questo sapere è finito nel mio lavoro di adesso, che è appunto quello della redattrice-consulente.

Adesso, quando dedico del tempo a trovare dei bravi autori italiani o stranieri mi pare di restituire quel tempo e quell’attenzione, di far circolare una cosa buona che è l’attenzione al talento degli altri senza ricercare, necessariamente, l’immediato introito economico. Intendiamoci, l’editoria è un’industria e come tale l’introito deve esserci, ma non deve essere l’unico perno intorno al quale far ruotare la ricerca. Questa non è cosa scontata nell’editoria, ma mi pare una pratica molto preziosa e necessaria.

In cosa consiste il mio lavoro

Come ho detto prima, fare scouting significa non solo trovare qualcosa ma significa anche trovare qualcuno che sia disposto a dargli altrettanta attenzione e (possibilimente) a pubblicarlo.

Questo non può succedere se non si ascoltano le suggestioni degli editori, quello che l’editore cerca al di là della linea “ufficiale” della casa editrice o della collana… perché io magari trovo una roba bellissima ma non è il momento per proporla, se la proponessi ora brucerei le possibilità di pubblicare il libro, allora quella scheda di scouting me la devo tenere nel cassetto e aspettare che per l’editoria sia il momento giusto. Oppure ho una cosa molto bella e mi convinco che non ci sia un catalogo adatto, ma l’editoria non è solo catalogo, il catalogo è una cosa che si costruisce… quindi conta molto il gusto dell’editor.

Trovare il momento giusto per proporre un libro è insomma un’abilità che richiede un po’ di esperienza, senso pratico e anche una buona dose di arte divinatoria, perché non tutto è progettabile e magari capita anche di fare dei buchi nell’acqua.

Da parte mia penso che sia necessario avere delle competenze sia verticali che orizzontali. Orizzontali nel senso che bisogna sapersi orientare, conoscere un po’ tutto il mondo dell’editoria – chi pubblica cosa, chi lavora dove, eccetera – e verticali nel senso che non si può essere assolutamente competenti su tutto. E quindi io, per esempio, mi interesso tendenzialmente più ai racconti che ai romanzi, ma amo anche molto la narrativa di genere. Cerco anche testi di autori di lingua spagnola e inglese, ma preferisco la narrativa sudamericana rispetto alla spagnola e quella americana rispetto a quella inglese… cerco anche autori contemporanei ma ho un occhio speciale per gli autori classici e fuori diritti. Insomma, ognuno si costruisce dei propri bacini da approfondire, con un occhio orizzontale su tutto, ovviamente, perché i testi capitano nei modi più disparati… ti arrivano nel più classico dei modi, nella casella di posta, oppure ti capita un vecchio classico fuori catalogo mentre perdi tempo in biblioteca, oppure trovi una buona penna durante un laboratorio di scrittura… insomma, come ho già detto, ci si deve mantenere sensibili.

Un’altra cosa importante, che pur mi pare ovvia, è essere contattabili, sia da parte degli editori che degli autori.

Questo comporta un grande spreco di tempo perché la stragrande maggioranza delle cose che ti vengono proposte non sono per niente interessanti, ma è un rischio che si deve correre. Per inciso, la mia mail è: redazione@immersioniletterarie.it

Qualche esempio concreto

Tre anni fa il mio primo figlio era molto piccolo quindi passavo un sacco di notti in bianco a cullarlo e molte di queste notti le passavo anche facendo zapping su internet. Sono capitata così, del tutto per caso, sul blog di Laura Mango, l’autrice de I dolori della giovane libraia: un blog di vignette, recensioni, fumettosi riassunti e varie altre cose. Un blog, in sintesi, dove finiscono vari contenuti legati al mondo della libreria e dei libri in generale.

Su quel blog ci ho passato una notte intera, rileggendolo a ritroso, non solo perché era in effetti davvero divertente e rendeva molto più sopportabile la mia notte in bianco di neo-mamma; ma soprattutto perché vedevo che Laura aveva davvero un occhio molto intelligente, non solo sui clienti ma soprattutto sui libri. Non era snob, non aveva pregiudizi e riusciva a creare dei discorsi e delle connessioni davvero brillanti. In particolare mi colpì una recensione incrociata che aveva fatto tra Va tutto bene, una graphic novel di Alberto Madrigal, e Cuore di tenebra di Conrad. (http://idoloridellagiovanelibraia.blogspot.it/2015/09/va-tutto-bene-di-alberto-madrigal-il.html)

Quindi il giorno dopo mi consultati con la mia collega dello studio editoriale con il quale collaboro, La Matita Rossa, e contattammo Laura. Iniziammo così a proporre l’idea di un libro che ruotasse intorno a questi contenuti vari. Quindi un libro, di fatto, ancora da scriversi. Andammo vicino a firmare con una grossa casa editrice ma poi, per i grandi spostamenti seguiti all’acquisizione Mondadori-Rizzoli, la cosa sfumò un po’ malamente. Adesso la 001 ha fatto un libro di vignette dal blog, I dolori della giovane libraia, e prossimamente Verba Volant pubblicherà un illustrato tratto da un suo racconto, ma io spero che se ne possano fare tanti altri di libri con Laura, e che esplorino anche altri contenuti.

Un’altra cosa che può succedere è che si azzecchi il libro ma che non si trovi l’editore giusto o il momento giusto.

Tempo fa mi misi in testa di far ripubblicare Things Fall Apart (Il crollo) di Chinua Achebe, uno dei padri della narrativa africana contemporanea, finito fuori catalogo. Ci girai intorno per diversi mesi, preparai la scheda, ma pareva che nessun editore si azzardasse a ritentare una pubblicazione… e quindi la cosa, purtroppo, morì lì. Pochi mesi fa La nave di Teseo lo ha ripubblicato con il titolo Le cose crollano, tra l’altro io non lo avrei mai proposto a loro, non mi sembrava un titolo nelle loro corde, ma tant’è che è andata così. Quindi in questo caso l’intuizione è stata giusta ma non lo sono stati i tempi.

Nel 2015 sono scaduti i diritti di Fitzgerald e c’è stata una corsa alla pubblicazione e ri-pubblicazione. La collega della Matita Rossa, Rossella Monaco, aveva già tradotto il Trimalcione per BUR e quindi era molto autorevole in materia. Insomma c’era questa raccolta di racconti, alcuni del tutto inediti e altri solo in parte, che per un anno abbiamo proposto a tantissimi editori che, inspiegabilmente, non si convinsero a pubblicarlo. Alla fine la raccolta, con il titolo La sveglia, è uscita nel 2016 per Mattioli 1885, l’unico editore al quale non l’avevamo proposta perché aveva già un traduttore per Fitzgerald, che evidentemente ha trovato terreno più fertile. In questo caso, invece, è stata giusta  l’intuizione e anche la tempistica ma non ci siamo trovati con l’editore.

Adesso sto lavorando su un progetto di epistolari, sul recupero di piccoli classici italiani e su diversi autori contemporanei. È un lavoro fatto in contemporanea con quello classico di redazione (bozze, editing, impaginazione ecc), quindi i tempi di riscontro e guadagno non sono sempre prevedibili ma è una ricerca che vale la pena fare.